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dell'Artista
L’analisi
dei rapporti fra scienza e arte è un argomento molto attuale. Se
è vero, secondo molte testimonianze di scienziati, che spesso la
legge scientifica viene prima intuita a poi dimostrata, è facile
e probabilmente corretta l’analogia col processo creativo dell’arte.
Sia la scienza che l’arte interrogano la natura, nel suo senso più
esteso, dalla materia all’uomo, pronte a cogliere, se non le leggi
stesse che la definiscono, almeno la risonanza di quelle invarianti che
hanno valore per tutti.
Se l’equazione che definisce una legge scientifica non è
altro che la sua rappresentazione in un linguaggio convenzionale, perché
un dipinto non potrebbe essere la trascrizione figurativa di una percezione
a livello intuitivo e sintetico delle leggi cui necessariamente ubbidiamo?
Senza cadere in una specie di lirismo della scienza bisogna ammettere
che la sensazione che ci proviene da una certa architettura, da una certa
pittura è simile allo stato d’animo che è in noi nell’attimo
della comprensione di una verità scientifica. Sensazione strana:
di completezza nel senso che nulla va tolto o aggiunto, di quiete e di
moto in potenza, di semplicità. Le pagine di calcoli che stanno
a monte dell’equazione finale sono dimenticate così come,
nel campo estetico, tutto il supporto di qualunque tipo, figurativo, astratto,
concettuale, ecc., sfuma nella sintesi che percepiamo.
Una struttura vegetale, per esempio la sezione di un pomodoro, dà
la sensazione netta di una organizzazione viva in tensione dinamica. Al
contrario una struttura cristallina, per esempio un bel cristallo, suggerisce
l’idea di una legge precisa a e a suo modo perfetta ma chiaramente
di livello di sofisticazione molto più basso. Lo schematismo, la
rigidità, la freddezza di un cristallo testimoniano forse soltanto
dello scarto quali-quantitativo delle leggi che presiedono alla struttura
vivente in confronto a quelle della materia non vivente.
Nella natura che vive il progetto, perfetto e completo nel proprio livello,
accetta l’integrazione in un nuovo disegno che lo contiene e insieme
lascia pensare in senso dinamico ad una nova integrazione.
Ma trasportiamo questo concetto proprio della biochimica molecolare a
livello di una percezione visiva dato che stiamo parlando di pittura:
contro lo standard, la pietra di paragone di una struttura cristallina,
emblematicamente rigida e conclusa, non possiamo non sentire con forza
il richiamo più emotivo delle leggi della materia vivente con tutto
il loro patrimonio di elasticità progettuale, di dinamismo, di
fantasia genetica.
Forse l’analogia, di cui parla acutamente Snow – “comprensione
scientifica = sensazione estetica” – può essere considerata
anche nel senso di ritorno: che la comprensione intuitiva a livello estetico,
per esempio della vita della materia, coincida con la captazione inconscia
e oscura anche delle leggi che a questa vita presiedono e che la scienza
ricerca per altra via. |